Oggi parliamo di vaginismo.
Hai pensato ad ogni minimo dettaglio. Ad un incontro che pregusti nell’attesa.
La tua è voglia di condivisione, di godere dell’altro, di non pensare a nulla.
Il tuo può essere il desiderio di avere un figlio, il desiderio di progettualità o semplicemente di vivere la tua intimità e la tua sessualità in maniera serena e reciproca.
Ma, arrivato il momento, qualcosa di inatteso accade, qualcosa che disturba, che blocca.
Ti senti persa, sola, disorientata, cerchi una spiegazione, una giustificazione per te stessa e per l’altro. E’ un “blocco che non permette di vivere con serenità il tuo rapporto”, è la difficoltà a rilassarti, a lasciarti andare.
Eppure manca così poco, non ci vorrebbe niente, forse solo un pò di forza di volontà.
Allora ti sforzi, fai numerosi tentativi oppure ti allontani, allontani il tuo partner, cerchi soluzioni alternative, cerchi informazioni e rassicurazioni.
Quello che stai vivendo ha un nome: si chiama vaginismo ed è un disfunzione femminile. E’ un disturbo che impedisce di avere un rapporto sessuale completo ( e che si desidera) ad ogni tentativo di penetrazione da parte del tuo partner (in alcuni casi anche solo con un dito o con un oggetto).
Che cos’è’ precisamente?
Il vaginismo si traduce in un disturbo per il quale la penetrazione è impossibile, è come se la strada fosse interrotta , bloccata. E’ lo spasmo dei muscoli involontari dello sfintere anale e della parte esterna della vagina che, non permettendo il rapporto, causano disagio e sofferenza.
Ci sono diversi tipi di vaginismo, esiste il vaginismo primario e quello secondario. Il primo è un disturbo che si presenta da subito, la prima volta che si cerca di avere un rapporto sessuale. Il secondo si manifesta dopo numerosi rapporti avuti con successo. Inoltre si definisce il vaginismo “diffuso” in quanto presente in ogni situazione e “situazionale” quando si presenta solamente in alcune occasioni.
Esistono diversi gradi di gravità ( in una scala da 1 a 5) fino al punto da non poter essere avvicinate e visitate durante la visita ginecologica e l’inserimento dello speculum.
Le cause del vaginismo possono essere di natura medico-organica quali ad esempio infezioni, allergie, malformazioni del canale vaginale, conformazione dell’imene oppure di natura psicologica, per esempio un vissuto ambivalente circa il proprio corpo, circa il proprio orientamento sessuale, una conflittualità irrisolta con il proprio partner, un sentimento ambivalente o di timore circa un’eventuale gravidanza e maternità, un abuso sessuale subito, un’educazione sessuale particolarmente “rigida”).
Cosa posso fare?
- Ammettere che hai un problema. E’ la parte più “ovvia” ma più difficile da fare.
Ammettere di avere il problema è predisporsi ad accettarlo e a chiedere aiuto.
- Dare un nome al problema permette di identificarlo. E’ presente solo in alcune occasioni? Si manifesta solo con il mio ragazzo o era presente anche con i miei ex? Posso individuare un momento particolare durante il quale il disturbo si è presentato? Quali sono i miei tentativi per superarlo? Funzionano? Tra le mie soluzioni c’è l’evitamento di qualsiasi contatto o tentativo di rapporto? Tutte queste informazioni possono servire ad individuare il problema e la sua soluzione. Tutte queste informazioni servono a individuare il problema e,potenzialmente, risolverlo.
- Condividerlo con gli altri. Parlarne fa sì che il problema prenda forma. Condividerlo con gli altri lo porta “fuori da se'”. È’ l’oggettivazione del problema che lo rende “tangibile” e quindi affrontabile. Significa affermare ” io ho il problema” e non ” io sono il problema”.
- Parlarne con il tuo partner (se sei in coppia). Parlarne con il compagno, fidanzato, marito e’ fondamentale. Spesso il vaginismo si combatte in due attraverso una consapevolezza della situazione e la messa in essere di strategie comuni per affrontarla. Ricordiamo che, in alcuni caso ( nemmeno rari) il vaginismo si accompagna alla presenza di un disturbo del partner maschile (per es. eiaculazione precoce). Importante per la donna è dichiarare la propria difficoltà e coinvolgere l’uomo anche nella richiesta d’aiuto.
- Rivolgersi ad un professionista, solitamente il/la ginecologo/a.Il professionista dovrà fare una diagnosi accurata, valutare ed escludere tutte le cause mediche del tuo problema (ad es. la presenza di un imene ipertrofico).
- Qualora vengano escluse, dopo accurati accertamenti, le cause di origine organica, la miglior cosa da fare è contattare uno/a psicoterapeuta o medico (per es. ginecologo/a), specializzato/a in sessuologia, allo scopo di approfondire e affrontare le cause di origine psichica.
- Intraprendere un percorso terapeutico. Si può trattare di una terapia basata sul trattamento del sintomo che affronta tre aspetti principalmente: lo spasmo muscolare, il comportamento di evitamento di tipo fobico, e la relazione di coppia. L’approccio più indicato è quello che integra aspetti medici e psicologici attraverso la collaborazione tra diverse figure professionali quali il/la ginecologa e lo psicoterapeuta.
Come mi può aiutare la psicoterapia?
La psicoterapia, in questi casi, è un validissimo strumento per affrontare il problema e si focalizza su più aspetti:
- sulla donna e sulla sua risposta fobica e di evitamento e sullo spasmo involontario dei muscoli pelvici ed extrapelvici che ne consegue; tale fase prevede una serie di esercizi individuali volti alla desensibilizzazione della risposta disfunzionale (autoesplorazione, esercizi di Kegel, esercizio di inserimento di appositi coni vaginali);
- sugli aspetti individuali della donna legati ad esempio all’educazione ricevuta, all’idea di sessualità e di coppia, a conflittualità non risolte, ad abusi sessuali subiti;
- sulle dinamiche di coppia (quando c’è) attraverso il colloquio e il coinvolgimento del partner in una seconda e ultima fase del trattamento;
- infine, su tutti gli aspetti relazionali e sessuali come ad esempio le fantasie e , l’immaginario erotico.
Importante è sottolineare che ogni percorso è su misura per la donna e la coppia e quindi i compiti e le indicazioni possono variare.
Quando necessario, la psicoterapia può essere anche accompagnata dalla somministrazione di farmaci per la gestione dell’ansia.
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