La spontaneità del sesso
Il desiderio sessuale, in particolare dopo anni di relazione, spesso perde la sua caratteristica di spontaneità e risponde ad altre regole (come l’appagamento della relazione da un punto di vista emotivo).
Alla luce di ciò, il desiderio va nutrito. Potremmo dire, rilavorato e risvegliato.
Quello che di norma indico alla coppia, come terapeuta, inizialmente è di individuare e ritagliarsi un momento (una cena, un’uscita al cinema) che possa, nel tempo, divenire una buona abitudine (un primo nuovo appuntamento).
Le coppie spesso hanno perso le buone abitudini che vanno necessariamente ripristinate, specialmente dopo la nascita dei figli.
L’idea di dover programmare e ritagliarsi momenti di intimità toglie, secondo la coppia, la spontaneità e la sacralità dell’atto; quello che chiede solitamente è di ritrovare una spinta per l’altro/a che sia spontanea, intensa, naturale.
Dico che questo può accadere solamente dopo una sorta di allenamento ad individuare attivamente dei momenti e a lavorarci, spesso in maniera meccanica e paradossalmente poco romantica.
E’ fondamentale dare informazioni circa l’evolvere e il trasformarsi del desiderio con il trascorrere del tempo; come il desiderio (in particolar modo femminile) possa rispondere più a variabili situazionali, relazionali e di gratificazione che non a pulsioni e ad una sorta di innata spinta.
Questo per far comprendere alle coppie che la passione deve essere coltivata anche e soprattutto attraverso gesti, attenzioni, riconoscimenti per e dell’altro/a.
Per citare D. Schnarch, illustre terapeuta di coppia, la domanda da porre è: “Siete pronti per un secondo nuovo matrimonio?”
La spontaneità del sesso – Silvia Lelli
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