Nella mia esperienza mi capita sempre con più frequenza di imbattermi nella nella questione della spontaneità nel sesso.
“La cosa difficile deve diventare un’abitudine.
L’abitudine deve diventare facile.
La cosa facile deve diventare bella” (Henning)
Le coppie che incontro nel mio studio, spesso, portano con sé l’idea radicata del sesso come di qualcosa di innato e spontaneo.
E quando l’interesse sessuale si assopisce l’aspettativa è quella di una sua ripresa naturale e senza sforzi.
Il desiderio, in particolare dopo anni di relazione, va invece coltivato, nutrito. Ri- lavorato.
L’idea di dover programmare e ritagliarsi momenti di intimità toglie, secondo loro, la spontaneità e la sacralità dell’atto.
Quello che chiede la coppia in terapia è di ritrovare una spinta per l’altro/a spontanea, intensa, naturale.
Dico che questo può accadere solamente dopo una sorta di allenamento ad individuare attivamente un momento e a lavorarci, anche in maniera meccanica e paradossalmente poco romantica.
Per poi trasformarlo in una bella “abitudine” che può acquisire, con il tempo, anche un aspetto di spontaneità.
E’ importante dare informazioni circa l’evolvere e il trasformarsi del desiderio con il trascorrere del tempo; come il desiderio (in particolar modo femminile) possa rispondere più a variabili situazionali, relazionali e di gratificazione che non a pulsioni.
E che spesso il desiderio di ognuno venga attivato in maniera diversa perché influenzato da specifiche fasi di vita e della relazione (quando presente).
Questo per far comprendere alle coppie che la passione dev’essere coltivata soprattutto attraverso gesti, attenzioni, riconoscimenti per e dell’Altro e nuove esperienze.
Quali azioni si possono allora mettere in atto?
- Prendere un appuntamento di coppia (settimanale, quindicinale);
- Creare “situazioni inesigenti”(dove non ci sia l’aspettativa di un rapporto sessuale) o “situazioni a scenario aperto” (dove la coppia possa sentirsi libera di metterci dentro quello che vuole anche, ma non solo, il sesso);
- Comunicare al partner desideri, gusti, preferenze, fantasie (l’idea non è quella di condividere “tutto” ma ciò che riteniamo di poter “svelare” all’altro in quel preciso momento);
- Per ciascuno riconoscere quando il desiderio si accende (anche se minimo) e “cavalcare l’onda” (prendere l’iniziativa);
- Avere consapevolezza dei propri confini e saper dire anche di no (sapere di poterlo dire anche a rapporto sessuale iniziato);
- Essere a conoscenza di come il repertorio sessuale possa essere ricco e imparare a variarlo in base ai propri gusti e preferenze e a quelli del/lla nostro/a partner.
La spontaneità nel sesso trova allora possibilità di realizzarsi, per paradosso, attraverso esperienze costruite, immaginate e condivise.
Silvia Lelli – La spontaneità nel sesso
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