La vulvodinia è uno dei disturbi più invalidanti da un punto di vista sessuale e relazionale. E’ la principale causa di dolore sessuale femminile.
Cos’è?
La vulvodinia e’ un discomfort e/o dolore vulvare (solitamente un bruciore) senza che vi sia una rilevante patologia medica sottostante (di origine neurologica, neuroplastica o infiammatoria).
Può essere generalizzata o localizzata (a livello del clitoride, del vestibolo), provocata (da una particolare stimolazione o sollecitazione come, ad esempio, un rapporto sessuale), spontanea (in assenza di sollecitazione) oppure mista (la sensazione dolorosa è sia provocata che spontanea).
Quali sono le caratteristiche della donna con vulvodinia?
Per le sue peculiarità, in particolare per l’assenza di un corrispettivo quadro organico, la donna che soffre di vulvodinia fatica ad essere ascoltata e creduta (“se non c’è infezione, tu sei matta”).
Per questo motivo spesso le donne affette da vulvodinia:
- si percepiscono come poco comprese, spaesate, rassegnate e poco fiduciose;
- si informano su internet (forum) perché hanno un disperato bisogno di trovare una risposta al loro problema;
- effettuano un pellegrinaggio da un professionista all’altro per avere un parere o una diagnosi;
- sviluppano un ascolto ossessivo del corpo e dei suoi sintomi fino a sviluppare, in alcuni casi, sintomi ipocondriaci;
- possono manifestare una serie di sentimenti come rabbia, frustrazione e senso di impotenza fino al manifestarsi di sintomi ansioso-depressivi (numerosi studi evidenziano una correlazione tra patologie psichiche e dolore vulvare);
- a livello sessuale presentano tutta una serie di disturbi correlati al dolore (vaginismo secondario, calo del desiderio, scarsa lubrificazione, disturbo dell’orgasmo)
- vivono il coito spesso come obbligo e quindi sono poco disponibili a soddisfare il partner tramite rapporti coitali;
- manifestano una ridotta disponibilità a soddisfare il partner anche attraverso rapporti extracoitali;
- possono incontrare difficoltà sul piano lavorativo e sociale.
L’ approccio integrato
L’importanza di un approccio integrato nasce dalla stessa peculiarità della patologia che parte da una dimensione di dolore ma comprende tutta una serie di risposte psichiche e di coping (far fronte allo stress con strategie efficaci).
La terapia della vulvodinia è di pertinenza principalmente del medico ginecologo e del fisioterapista del pavimento pelvico. L’intervento psicoterapeutico e sessuologico (medico o psicologo/psicoterapeuta) è di supporto e integrazione nella fase di presa in carico della patologia. Lo psicoterapeuta che dovesse incontrare un quadro di dolore vulvare percepito e raccontato deve necessariamente fare un invio alla figura professionale medica al fine di fare una diagnosi esatta e prima di intraprendere un qualsiasi percorso terapeutico.
Un approccio integrato permette di offrire alla donna un intervento a 360 gradi.
Le principali figure coinvolte sono quindi il ginecologo che interviene per quanto concerne il dolore a livello vestibolare, il fisioterapista del pavimento pelvico che si occupa della mialgia e dell’ipertono del pavimento pelvico spesso caratteristici del disturbo e lo psicoterapeuta/sessuologo che sostiene la donna nella gestione del dolore (e dei disturbi correlati quali ansia e depressione) e delle dinamiche di coppia che si instaurano quali conseguenze della difficoltà.
Altre figure, infine, sono spesso preziose quali lo psichiatra per l’assunzione di un’eventuale farmacoterapia di supporto (ansiolitici, antidepressivi).
La psicoterapia
Data la particolarità della patologia più dimensioni vanno approfondite e loro modificazioni affrontate. Qual è allora il ruolo della psicoterapia in tutto questo? Quale aiuto può dare?
Sappiamo che, nei casi di vulvodinia, l’intervento medico e ginecologico sono elettivi.
La psicoterapia si occupa di sostenere e accompagnare la donna nella gestione del dolore e nella presa di coscienza del fatto che il suo assetto fisico, psichico e relazionale si modificato e che è necessario ricollocarsi; e infine nella gestione dei sintomi ansioso-depressivi che possono manifestarsi come conseguenze.
La relazione di coppia ne risente nel momento in cui la donna si sente una donna “senza speranza” o “cura”; può manifestare una serie di paure come il timore dell’abbandono o del tradimento da parte del compagno a causa di una sessualità che viene “ridotta” ad attività extra coitali ( e quindi percepita come di “serie B”).
Nell’ambito della sessualità, come abbiamo già detto, vengono a presentarsi tutta una serie di disfunzioni correlate al dolore vulvare (dai disturbi del desiderio ai disturbi dell’orgasmo e dell’eccitazione).
E’ importante sottolineare come alcune donne con vulvodinia siano donne che hanno vissuto una sessualità intensa ed appagante fino alla comparsa della patologia (la vulvodinia secondaria ad un evento è la forma più frequente) ed ora devono fare i conti con uno scenario sessuale ed intimo diverso.
Vulvodinia e desiderio sessuale
La vulvodinia è una patologia invalidante e poco conosciuta. E il suo impatto sulla sessualità è importante, in particolar modo sul desiderio sessuale.
Ci sono condizioni come la paura, le preoccupazioni, la rabbia e il dolore che inibiscono il desiderio.
Nello specifico, il dolore sessuale e la sua anticipazione bloccano il desiderio che a sua volta può trasformarsi in un disturbo dell’eccitazione, dell’orgasmo o ancora in un vaginismo secondario alla dispareunia.
E’ importante far emergere le dimensioni del desiderio e della piacevolezza per contrastare la percezione del dolore e la sua pervasività.
Si dice che il dolore è centripeto (che tende a convergere verso un punto centrale) e il piacere è centrifugo (che si allontana dal centro per diffondersi).
Sembra essere proprio questo lo scopo della terapia, distogliere lo sguardo della donna dalla sua condizione di dolore e volgerlo verso il piacere che si espande sotto nuove e diverse forme.
Se ti riconosci in questo articolo o hai qualche dubbio, non esitare a contattare un professionista specializzato in sessuologia clinica o il tuo medico/ginecologo di fiducia per una visita e/o una consulenza.
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